Ho sentito dire che per girare l’Islanda in bici e tenda devi essere un tipo duro, ma anche per viaggiare con il tuo ex (non-proprio-ex) è necessario che tu sia un tipo duro… e chi di noi non amerebbe esserlo!
Io, che mi sono cimentata in entrambe le suddette attività contemporaneamente, dovrei, dunque, essere una tipa dura-dura. Ma… in quale momento, esattamente, sarei diventata tale?
Il bello è che è stato un processo naturale e spontaneo, lo giuro, non ho seguito nessun corso, né tantomeno ero al corrente dei suggerimenti della guida online “Come essere un tipo duro” di WikiHow.
Il consiglio n.7 recita: “Accartoccia la carta vetrata mentre guardi la televisione. I duri hanno le mani rovinate”

Il caso ha voluto che il freddo dell’Islanda e le altre attività quotidiane da cicloviaggiatrice mi abbiano rovinato le mani e devo ammettere che è molto meglio che accartocciare la carta vetrata davanti alla TV, anche perché io, la TV, non ce l’ho!
Un altro illuminante consiglio della suddetta guida è: “aumenta la resistenza al dolore” e invita i lettori aspiranti tipi duri a non fare sciocchezze come ad esempio mettere le mani sul fuoco. Mi sembrava corretto menzionarlo per evitare che qualche tipo non-abbastanza-duro si faccia male leggendo il mio racconto.
Io, per aumentare la mia resistenza al dolore, sono partita per l’Islanda con un sellino mai provato prima e pantaloncini con fondello rimediati all’ultimo minuto che ho dovuto tagliuzzare a causa della loro dimensione poco adatta al mio corpo non proprio da fotomodella.
Sono fiera di specificare che, anche questo passo verso la conquista del titolo di tipa dura, è avvenuto spontaneamente!
Ai fini di riportare un altro espediente che il mio corpo ha messo in atto per aumentare la mia resistenza al dolore, mi vedo obbligata a menzionare una rara quanto sgradevole manifestazione dermatologica sottopubico-infra-ischiatica di cui ho potuto beneficiare durante il viaggio.
Dopo pochi giorni dal nostro arrivo a Reykjavik (la capitale), tutti quei brufoletti bianchi, che non si sono prodotti sul mio viso in età adolescenziale, sono spuntati, copiosamente, proprio lì sotto in occasione di queste pedalate nordiche, al solo scopo di aiutarmi a sviluppare una maggiore resistenza al dolore da sellino. Che tempismo!
Dice WikiHow che il duro non si deve lamentare, beh, io un pochino lo facevo, ma tra me e me soltanto, visto che il mio compagno di viaggio (ex-non-proprio-ex) era sempre parecchio davanti a me. Che gusto ci provasse nel correre come un forsennato non mi è dato sapere. I più perfidi potrebbero insinuare che stesse scappando da me, chissà!
Quel che è certo è che ho rincorso quest’uomo, sulla terraferma e senza bici, per svariati anni e mi sono ritrovata, con il fiatone, a trottare dietro di lui anche in Islanda. Che burlone questo destino, spietato direi!
Chissà se i duri si innamorano?! Beh, secondo me sì, solo i veri duri, però! Amare richiede coraggio, impegno, ascolto, dedizione, libertà d’animo; per amare bisogna mettersi in gioco, rischiare, osare. Insomma amare è una vera avventura!
Io sono abbastanza dura per amare? Sì, lo sono, però mi innamoro degli uomini sbagliati e questo mi rende una dura ancora più dura. O forse una finta dura, sulla guida non ho trovato informazioni in merito, indagherò altrove.

“I duri non si vantano mai, sono i disperati a farlo.” continua WikiHow.
E di cosa mi dovrei vantare?! … Di farmi mollare alla fine di ogni viaggio in bici? È successo in Sicilia, è successo in Islanda, e non era nemmeno la stessa persona! Forse dovrei evitare di andare a zonzo per le isole con gli uomini. Che poi, alla fine, sono stata io ad allontanarmi in entrambi i casi, ma la bici non c’entra, forse quegli uomini non erano abbastanza duri per me!
Cavolo, se avessero scoperto la guida prima di imbarcarsi in un’avventura con me le cose sarebbero andate diversamente, ne sono sicura, destino crudele!
Immagino quanto i miei cari lettori e le mie care lettrici siano curiosi di sapere cosa sia accaduto durante il viaggio, prometto che, se un giorno dovessi comprendere meglio le suddette questioni di cuore, non esiterò a soddisfare tale curiosità.
A pensarci bene, potrei vantarmi di aver affrontato impavidamente un territorio dal clima non gentile, come lo ha definito la ranger dal fiato corto, che ci ha guidato nel parco naturale di Landmannalaugar.

Ho scoperto che gli islandesi somigliano molto ai belgi in quanto a passione e attaccamento alle previsioni meteorologiche. Entrambi pensano di sapere perfettamente qual è e quale sarà la situazione pioggia/nuvole per il Belgio e pioggia/vento per l’Islanda nelle varie regioni del loro paese.
Gli abitanti della terra dei ghiacci, tuttavia, sono i più furbi. Consultano regolarmente tre o quattro meteo differenti e scelgono di credere a quello che ritengono più conveniente, un po’ come fa mia madre, che per qualsiasi problema di salute, interpella vari medici finché non trova quello giusto, quello, cioè, che le dice ciò che vuole sentirsi dire!
Gli islandesi devono essere dei veri duri per girare in maglietta mentre noi eravamo in maglione e piumino. Pare che da piccoli li facciano dormire qualche ora sul balcone, anche in inverno, per creare la giusta resistenza al freddo.
Chissà se “Evitano di tirare la pancia in dentro e fanno 100 addominali mattina e sera senza eccezioni per sviluppare un addome piatto e muscoloso.” come consiglia la bibbia dei duri.
Tutto mi sarei aspettata, tranne che ci saremmo bruciati il naso durante le nostre lunghe pedalate. Nei tre, quattro giorni su trenta in cui le nuvole e la pioggia ci hanno graziati, il sole è stato molto intenso.
“Se soffrirai in silenzio, guadagnerai il rispetto di tutti.” Noi abbiamo sofferto in silenzio anche per il naso spellato, chissà se ci siamo guadagnati il rispetto di tutti gli islandesi.

** Tutte le foto in questo mini racconto sono del mio compagno di viaggio (ex-no-proprio-ex) e le ho pubblicate senza la sua autorizzazione, non sono sicura che, se glielo avessi chiesto, mi avrebbe dato il permesso. Scherzooo!
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