ISLANDA #1 – Che ci faceva Kiss Me Licia nei fiordi?

Quel giorno, nei fiordi dell’ovest, ho pensato di mangiarmi un’ultima fetta di salame vegano prima di lasciarmi morire nell’acqua gelida del ruscello. Avrei parcheggiato la bici al centro della carreggiata, mi sarei spogliata lentamente e, con un incedere maestoso, mi sarei avvicinata all’acqua, non quella del mare che si agitava alla mia sinistra ma quella che, dalla cascata, scorreva indifferente nel ruscello alla mia destra, proprio sul bordo della strada.

Quel giorno, sul tragitto che porta a Heydalur, dopo aver pedalato 80 km controvento e altri 40 ancora da percorrere, con un cielo plumbeo da far paura e un insopportabile dolore nel didietro causato dal sellino, la natura mi sembrava veramente inospitale, sadica direi. 

Gli uccelli volteggiavano spaesati, il vento fortissimo continuava a soffiare noncurante di causare un’indicibile fatica a noi due poveri cicloviaggiatori. Come al solito, il mio compagno di viaggio era di gran lunga davanti a me e non sospettava minimamente che io fossi sul punto di cedere alla tentazione di abbandonare questo mondo e le sue atroci sofferenze.

Sarebbe stato un atto plateale e solenne, la mia platea, l’ostile natura, si sarebbe sentita in colpa per non aver dimostrato la minima compassione nei miei confronti. Le sarebbe bastato diminuire il vento, aprire un pochino il cielo, alzare leggermente la temperatura per lenire le mie pene, ma non l’ha fatto.

Arrendermi mi appariva come una vittoria, una liberazione… la felicità eterna! E mentre ero intenta a scegliere il luogo in cui concedermi l’agognata felicità eterna e le mie papille gustative si concedevano un’ultima gioia nel pregustare quel pezzo del salame vegetale che custodivo da quasi due settimane della borsa dei vestiti, ho iniziato a canticchiare, forse per distrarmi un po’. 

Come mai la sigla di “Kiss Me Licia” sia apparsa nella mia mente in quel momento topico rimarrà per sempre un mistero. Ripetevo, in un loop morboso, quelle uniche due frasi che ricordavo, dapprima con una certa grazia poi sempre più come un disco che è sul punto di rompersi e gracchia. 

“Poi Mirko finita la pioggia s’incontra e si scontra con Licia e così…” ecco, quel “così” sembrava essere pronunciato da una cornacchia stonata che desidera solo lasciarsi andare e arrendersi.

Mi sarei arresa anche io, avrei lasciato che il mio corpo si fondesse con la natura incontaminata e perfida del fiordo, avrei lasciato che la mia anima fosse smembrata dal vento, che i miei pensieri fossero beccati dagli uccelli che spesso ci inseguivano e ci attaccavano con fare sguaiato.

Giuro che per il prossimo viaggio in bici imparerò a memoria la sigla completa di “Kiss Me Licia” e anche tutte le canzoni dei Bee Hive!

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