[23 – 27 luglio 2019]
Ecco il percorso che ho seguito in Croazia.
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Sbarcata di buon ora a Spalato, mi faccio un bel giretto nel centro mentre tutti, per fortuna, dormono ancora e mi godo queste scivolose viuzze bianche gustandomi il primo burek alle patate, aspettando l’ispirazione per scegliere la prima tappa. Quella di mare, di meritato riposo, per raccogliere le forze prima della sfacchinata nell’entroterra.
Cibo vegano, ho letto bene. Mi si illuminano gli occhi, mi si apre lo stomaco già mezzo pieno di pasta sfoglia e patate smaciullate. È chiuso, ho visto bene. Basta poco e il mondo diventa improvvisamente un luogo ostile.
Vada per Brač. Ne ho sentito parlare bene, con un’ora di traghetto si arriva al porto di Supetar, che cosa ci azzecca con San Pietro della Brazza, così si dice in italiano, io non lo so e infatti ci ho messo un po’ a capire che si trattava dello stesso posto.
È così difficile scegliere il campeggio che penso che, se devo fare così ogni volta, me ne torno a Roma perché altrimenti il cervello mi va in fumo, mi si scioglie o mi scoppia.
23 luglio 2019. 1°giorno.
Treghetto: Spalato – Brac.
In bici: Supetar – Sutivan – Milnà – Supetar.
60 km. Dislivello positivo ~650 m.
Fa caldo, tanto caldo. Prendo un po’ di fresco cercando di scambiare due chiacchiere con una vecchietta croata alquanto barbuta. Mi dispiace, ma non ci capisco niente… Però interpretando il labiale apprendo che l’acqua della fonte non solo è potabile, ma è buonissima. Mi ci fiondo con tutto il casco.
Le spiagge spesso sono fatte di comodo cemento, questo me lo ricordavo bene. È uno dei motivi che ci ha fatto scappare dalla Croazia, alla volta del Trentino, quando avevo circa 12 anni ed ero in vacanza con i miei zii e cugini.
Che bello tornare nella casa-tenda al tramonto, percorrendo questo accogliente viale ingresso. Peccato che abbia le chiappe in fiamme. Ho sbadatamente sopravvalutato la resistenza del mio deretano ai continui, minuscoli e bollenti sfregamenti col sellino, non indossando il fondello. Cioè quel prezioso mutandone imbottito che tutti i ciclisti attenti e assennati utilizzano. Io no. Volevo far pendere aria a tutto ciò che c’è là sotto. Me ne pento.

24 luglio 2019. 2° giorno.
Supetar – Nerrezisca – Praznice – Pucisca – Lovrecina – Supetar.
58 km. Dislivello positivo ~1200 m.
Pučišća e Lovrećina
Fronte Retro
Oggi non mi freghi, il fondello nuovo e il solo che ho portato con me, me lo metto. Il buonsenso dice di non partire per la montagna senza aver provato prima le scarpe nuove, né in bici senza aver collaudato questi mutandoni sexy. Io ho pensato bene fare la prova sul posto. Orribile. Mi stringono, mi graffiano. Questo è un errore da principianti. Stagliuzzo un po’ e poi un altro po’. Sbrindellati sono perfetti.
Ho scelto accuratamente tutto quello che mi sono portata da casa, queste cose infatti sono scadute da poco, che sara mai… quanti mesi sono passati da dicembre 2018?
Ho fatto bene a portarmi il fornello, quello svedese, leggero e antivento, che poi fra l’altro non è nemmeno mio. Questa cenetta in giardino a base di ceci alla paprica affumicata e rosmarino è ottima.
25 luglio 2019. 3° giorno.
Treghetto: Brac – Spalato.
In bici: Spalato – Omiš.
37 km. Dislivello positivo ~500 m.
Avevo in mente di visitare almeno un’altra isola, se non due, di riposarmi, di prendere il sole, di fare il bagno in acqua cristallina, di leggere un po’. Sento però che è giunto il momento di iniziare veramente il viaggio. Mi concedo un po’ di mare al mattino e poi salto sul traghetto per Spalato.
Quando la tua ombra è piccina piccina tanto che è difficile da scovare, vuol dire che è il momento giusto per inforcare il velocipede. Alle 13:30 si suda che è una meraviglia, si eliminano grandi quantità di tossine e c’è poca gente per strada. Mi si brucia però il braccio destro. Solo lui.
Appiccicaticcia e commossa per l’inaspettato spettacolo offerto dalla natura in collaborazione con gli umani, arrivo ad Omiš.
26 luglio 2019. 4° giorno.
Omiš – canyon Cetina – Imotski.
73 km. Dislivello positivo ~1400 m.
Si parte in pianura col fresco. Canyon pacifico e umido consigliato da un ciclista statunitense incontrato a Brac. Ha iniziato a girare in bici quattro anni fa, lo scorso anno però si è stabilito sull’isola e per il momento non ha intenzione di muoversi.
Spingendo sui pedali in salita, passo in rassegna tutto il materiale che mi sono portata e di cui avverto il peso. Perché mai riempire le borse con leggins, pile, doppio pile, anti pioggia, sacco a pelo pesante se ora mi sto letteralmente sciogliendo? Mi riposo un po’.
Questa è la prima foto della serie ‘ bici e bruttezze’. Perché sempre e solo foto di posti gradevoli e stupefacenti non rendono il viaggio reale e terrestre.

Sulla strada per Mostar in Bosnia Erzegovina e quindi per Imotski c’è Natalie, una Warmshower tedesca che si è trasferita da poco in terra croata. Warmshower è una rete di ospitalità gratuita per chi viaggia in bici. Sono anche loro cicloviaggiatori e cicloviaggiatrici, oppure sognano di esserlo e amano ascoltare storie di viaggio.
Natalie mi invita a raggiungerla al Magic Time Vinyl festival, è praticamente di strada. Però no, dai, i festival con tanta gente non mi piacciono, quelli si ubriacano, fanno casino, io voglio andare a dormire presto. E poi non ho neanche un vinile a casa. Che ci vado a fare. Però poi la bici mi ci porta.
Incontro altre due cicloviaggiatrici solitarie, Eider Paesi Baschi, Marie Francia. Natalie e il suo, mi sembra, fidanzato Bambi che scopro essere il mio Warmshower di Mostar.
In attesa della folle e trasgressiva serata decidiamo di fare una capatina al lago lì vicino. Modro Jezero. Il lago blu, popolato da allegri e innocui serpenti, ma non lo sapevo, l’ho scoperto solo facendo il bagno e da vivaci croati spiaggiati.
A volte, mi dicono, si asciuga completamente e ci giocano a calcio dentro.
Tutti fanno festa ma non mi frega niente… ho sonno e domani mi devo svegliare presto!
Marie, due mesi di viaggio con partenza dalla Germania e un’abbronzatura invidiabile che io assolutamente non voglio. È di cattivo gusto. Però, cavolo che quadricipiti!

Eider, partita dall’Italia per Spalato in traghetto e destinazione alquanto vaga e cioè la costa, ma c’è troppo traffico e quindi è un po’ persa, decide di venire in viaggio con me, almeno fino a Sarajevo poi si vedrà.
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