In Sicilia con Livia

[26 dicembre 2019 – 6 gennaio 2020]

Io in realtà volevo andare in Marocco, non da sola però. Poi, invece, non volevo partire per niente e risparmiare così per il mio prossimo viaggio lungo. Poi improvvisamente mi sembrava che mi stessi chiudendo nella teorizzazione del viaggio in bici, stando tante ore seduta a studiare l’Asia centrale per il mio prossimo viaggio lungo, e ho cominciato a sentire di nuovo il bisogno di uscire e pedalare. Poi c’era Livia che voleva partire, in bici, non lontano, non da sola però. Non in Marocco, perché le sembrava un’avventura troppo grande per cui non era pronta. Abbiamo allora pensato di farne una più piccola, d’avventura, una per cui si sentisse pronta. Un’avventura più rassicurante del nord Africa.

Saremmo dunque andate a sud, dell’Italia però. Nel nostro rassicurante sud a forma di triangolo scaleno, circondato dal mare, con sopra un enorme vulcano a forma di triangolo isoscele che in questo periodo sarebbe stato tutto bianco nel suo vertice e che avremmo potuto perlustrare se il clima ce lo avesse permesso.

Ecco il percorso che abbiamo seguito.

(Clicca sulle icone per informazioni sulle tappe e i punti d’interesse)

Dice Wikipedia che la Trinacria è “la più grande isola dell’Italia e del Mediterraneo, nonché la 45ª isola più estesa nel mondo, bagnata a nord dal Mar Tirreno, a ovest dal Canale di Sicilia, a sud-ovest dal Mar di Sicilia, a sud-est dal canale di Malta, a est dal Mar Ionio e a nord-est dallo stretto di Messina che la separa dalla Calabria, con la parte rimanente che è costituita dagli arcipelaghi delle Eolie, delle Egadi e delle Pelagie e dalle isole di Ustica e Pantelleria. È la regione più estesa d’Italia, la quarta per popolazione (dopo Lombardia, Lazio e Campania), e il suo territorio è ripartito in 390 comuni a loro volta costituiti in tre città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) e sei liberi Consorzi comunali”.

Oasi Faunistica di Vendicari

Sarebbe stato, per me, il sesto capodanno consecutivo con vista mare. Sicilia est nel 2019, Sicilia ovest nel 2018, Lanzarote (Canarie) nel 2017, Stromboli (Sicilia) nel 2016, Sardegna nord nel 2015, Ischia (Campania) nel 2014. Questa tradizione è iniziata sei anni fa con uno dei tanti pretendenti al trono di mio principe e le tradizioni, si sa, vanno rispettate.

Marzameni

La Sicilia è dunque un’ottima scelta, ancor meglio se con Livia ingegnere ambientale patito della pentola a pressione, che sa cosa vuole dalla vita, con un buon lavoro fisso e una bellissima casa di proprietà. Potrebbe dare stabilità a me, che invece, oscillo fra la crisi adolescenziale e quella di mezza età, senza angosciarmi però come fanno gli adolescenti e senza piangere sui miei irrimediabili errori, come spesso accade agli ultraquarantenni destabilizzati dall’avanzare degli anni.

Io e l’ingegnere siamo entrambe specializzate nel rincorrere uomini che ci tengono a distanza e nel fuggire da quelli che ci vorrebbero vicine. Ci accomunano, inoltre, il buonumore, la voglia di pedalare con calma ed esplorare nuove terre e nuovi aspetti di noi stesse, la tenacia, la predisposizione per il buon cibo vegetariano (ben condito e abbondante) e la passione per i corsi; corsi di qualsiasi genere, dalla fotografia alla ceramica, dalla danza Contact Improvisation (è proprio in uno di questi corsi che ci siamo conosciute) agli acquarelli passando per il teatro, la subacquea, la cucina, la mindfulness, l’arrampicata, il cicloescursionismo e l’autobiografia terapeutica, solo per citarne alcuni.

Viaggiare con un ingegnere dà sicurezza, già svariati giorni prima della partenza, Livia aveva iniziato a monitorare il comportamento del treno Roma-Messina, i suoi eventuali ritardi e il numero del binario, creando nella sua mente scientifica un diagramma cartesiano di affidabilità. Sapeva sempre di quanti chilometri erano composte le tappe e l’orario del tramonto del sole, chiamava gli affittacamere per sincerarsi che avessero posto per il ricovero notturno delle bici, legava sempre le bici, anche sulla spiaggia, anche se non c’era nessuno nel raggio di chilometri, s’informava sui ristoranti e sui monumenti da visitare. Io mi sentivo in vacanza, spensierata ma affannata nello starle dietro perché macinava chilometri come un portento. Non so cosa sia successo alle sue gambe sfrenate… o forse ero io a essere meno in forma del solito. Le spese quotidiane, naturalmente, erano tutte rigorosamente registrate in un efficientissimo file Excel sempre a portata di mano.

Alla fine ho ceduto, e un giro di pellicola trasparente intorno alla ruota posteriore gliel’ho fatto fare al cugino di Livia, che l’ha accompagnata alla stazione Termini (almeno due ore prima della partenza del treno Roma-Messina di cui Livia conosceva bene tutte le mosse) e aveva veramente tanta voglia di aiutarci ad impacchettare le bici, anzi la bici, solo la mia. Quella della mia compagna di viaggio era già pronta nella scatola, naturalmente!

Lo so che quel mega rotolo di pellicola trasparente è fatto di plastica che poi sarebbe andata nel secchio della spazzatura e quindi avrebbe contribuito negativamente al cambiamento climatico, non avrei voluto utilizzarlo, sono un’ecologista io, ci tengo al pianeta e poi sarebbe stato sufficiente proteggere la bici con il pluriball riciclato che avevamo già nello scatolone. Eppure, lui sembrava così contento, ci teneva così tanto a rendersi utile che non sono riuscita a rifiutare la sua proposta di avviluppare un pezzo, almeno un pezzetto di bici con quel cavolo di Domopak gigante.

Mi consola il fatto che, tutte le emozioni positive che sono scaturite da questa sua soddisfacente missione d’aiuto, abbiano in qualche modo compensato l’emissione di CO2 create da questo spreco di plastica, che poi, da ottimista, ho gettato nel contenitore del riciclaggio della stazione di Messina sperando che avrebbe fatto parte, più in là, di quel 43% di plastica* che viene veramente riciclato e non di quel grosso mucchio che l’Italia spediva prima in Cina e ora nel sud-est asiatico attraverso immense navi cargo. Chissà che fine farà tutto questo materiale tossico laggiù, verrà riversato in qualche buco nel terreno o lo sarà bruciato all’aria aperta come ho visto fare spesso in Indonesia? …o forse ci costruiranno delle case, chissà.

In Italia, sui treni che non siano “regionali”, le biciclette vanno impacchettate in borse speciali o in scatoloni che non superino le dimensioni di 80x110x40 centimetri.
“Questo è abuso di potere!” dice Livia infervorata riferendosi alla giovane che controllava i biglietti e che chiedeva, nel vagone, di chi fossero quei due catafalchi posizionati in un di passaggio di sicurezza che altro non era che una comune porta. “Oltretutto non sa neanche quali siano le dimensioni massime degli scatoloni permessi a bordo, visto che l’abbiamo dovuta informare noi in merito.”, fortunatamente però non aveva il metro a portata di mano perché altrimenti la mia bici l’avrebbe fatta fuori!

Sono stati bei giorni quelli trascorsi con Livia in Sicilia, sapevo che ci sarebbe stata armonia fra di noi anche se non eravamo mai state così a lungo a contatto e abbiamo fatto bene a non accettare i maschi che si volevano aggregare al viaggio, ad entrambe serviva una pausa di riflessione al femminile. “Livia, ma come puoi dire che ti sei ‘rotta le palle’ degli uomini, se le palle non le hai? Cerchiamo di adottare un linguaggio più vicino al nostro genere, più etico e meno sessista. ‘Mi sono rotta le ovaie’ ecco un’espressione che ci aiuta a definirci meglio, non trovi?”. “No Glenda, per favore, non essere pedante e diciamo le cose come abbiamo sempre fatto, senza parlare come una femminista rompipalle, appunto! …e poi io non ho mai avuto un buon rapporto con le mie ovaie…”. “Ecco vedi, potrebbe essere una buona maniera per farci pace!”, cerco di suggerirle timidamente.

1ª tappa
Messina – Taormina, 55 km.

2ª tappa
Taormina – Catania, 60 km + un giorno di visita della città.
(Passando per Acireale, Aci Trezza e Aci Castello)

3ª tappa
Catania – Augusta, 45 km + treno Augusta – Siracusa (causa pioggia) + un giorno di visita della città.

4ª tappa
Siracusa – Noto, 50 km.

5ª tappa
Noto – Marzamemi, 50 km.
(Passando per la villa del Tellaro, l’oasi di Vendicari proseguendo per Portopalo di Capo Passero per poi tornare a Marzamemi)

6ª tappa
Marzamemi – Modica, 65 km.
(Passando per Pachino, pantano Longarini, Marina di Modica, la fornace Penna a Sampieri e Scicli)

7ª tappa
Modica – Ragusa, 15 km.

8ª tappa
Ragusa – Caltagirone, 60 km + treno per Messina, nave per Salerno e treno per Roma.

Ecco il video semiserio che illustra il nostro equipaggiamento.

Certo che 400 km in sette tappe e mezzo (il percorso da Modica a Ragusa di soli 15 km non lo consideriamo come una tappa vera e propria) non sono molti per quei cicloviaggiatori e quelle cicloviaggiatrici avvezzi a pedalare velocemente e a lungo. Come quei due tipi affascinanti, a detta di Livia (io, che fossero affascinanti, con quelle calzamaglie antiestetiche e quelle magliette attillate, non me ne sono accorta!) che abbiamo incontrato poco prima di entrare a Marzamemi e che stavano facendo il periplo della Sicilia e quindi quasi 1.300 km con oltre 12.000 metri di dislivello positivo in 10 tappe, per una media di 130 km al giorno.

Noi, per veder splendere sul nostro contachilometri 130 km, abbiamo bisogno di almeno due giorni se non tre! D’improvviso, da amazzone conquistatrice del Mediterraneo, mi sono trasformata nell’ultima delle schiappe, schernita per i bagagli voluminosi e pronta alla ritirata perché, con una media di 53, 3 (periodico) km al giorno, ci si può considerare una giramondo a pedali degna di rispetto?

Acitrezza

È stato confortante capire che quelli, però, sono bikepacker, adottano cioè il nuovo modo di fare cicloturismo “light and smart” (leggeri e fichi) con strepitose bici gravel senza portapacchi e con borse ergonomiche agganciate direttamente alla bici per un peso massimo di 15 kg tutto incluso. La mia bici, da sola, fa 13,5 kg e non ho mai pesato il mio corredo, per fortuna! Ho scoperto in seguito che questi due pedalatori seriali fanno girare le loro ruote almeno tre volte a settimana e coprono dai 13.000 ai 15.000 km annui senza però seguire un allenamento vero e proprio. “Andiamo in bici e basta. Come viene viene!”, ci hanno spiegato e pare che anche il loro cardiologo ciclista pensi che sia meglio così, perché al cuore non fa bene esagerare!

La Sicilia è una terra accogliente e profumata ma non me ne accorgo mai appena ci metto piede, mi serve un po’ di tempo per far entrare quella brezza marina nelle costole. È successo anche lo scorso anno quando ho pedalato da Palermo a Castelvetrano passando per la costa, da sola, senza creare troppo scompiglio.
Gli uomini ti trattano quasi come una principessa e non sai mai se lo fanno per formalità o perché, principessa, nell’animo, lo sei veramente. Oppure perché sono culturalmente maschilisti e credono che tu, da sola, non possa riuscire a fare nulla, anche se in realtà, come dice spesso una mia amica che in Sicilia ci vive da anni, qui sono le donne a detenere il potere.

Secondo lei la donna, in Sicilia, è pressoché adorata sin dalla preistoria, basta curiosare nel museo archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa (che noi abbiamo, sbadatamente, trascurato!) per rendersi conto dell’importanza che rivestiva il culto del femminile in questa regione che oltretutto è straripante di templi greci dedicati a divinità femminili appunto.

Nel centro di Ortigia (Siracusa) troneggia il tempio di Atena che è stato trasformato dai cristiani nell’attuale cattedrale della Natività di Maria Santissima, c’era inoltre quello dedicato a Demetra e Kore che è stato incorporato nel santuario della Madonna delle Lacrime e ce n’era uno per Artemide e un altro per la ninfa Ciane.
Ho appreso, inoltre, che la prima donna italiana che ha divorziato fu la baronessa catanese Maria Paternò nel 1808 e che la prima donna ad indossare i pantaloni in Europa, alle fine del 1600, viveva appunto nella Trinacria.

In linea di massima, ho sempre immaginato le donne siciliane sottomesse al padre/marito-padrone, ma sarei felicissima di poter stravolgere questa mia visione! La mia amica di Siracusa, di questo femminile, che è sempre più dominante rispetto al maschile che è più accogliente, ne soffre un po’. “Glenda, le donne qui ti si mangiano, sono aggressive, dure e mi fanno pure un po’ paura! Gli uomini cercano di apparire come capifamiglia che tirano i fili del potere, ma in realtà sono premurosi e teneri.” Che sia io, fuorviata dall’ideologia punk rock a scambiare premura e tenerezza per sessismo?

Non sapendo cosa rispondere la mia faccia si è trasformata in un mix tra l’emoticon con gli occhi a X, quella che, secondo il sito web ufficiale, dice: “Sono davvero stordito! L’emoji con gli occhi incrociati e la bocca aperta è totalmente frastornata e non sa più cosa fare. Può simboleggiare anche forti emozioni o ubriachezza.”, e quella con una specie di lente d’ingrandimento aggrappata all’occhio sinistro che insinua: “C’è qualcosa di sospetto! La faccina lancia intorno un’occhiata ammonitrice col suo monocolo considerato uno status symbol alla fine del XIX secolo.”

Oppure è la mia amica a non aver dimestichezza con il femminismo e i diritti delle donne?
Tutto ciò m’incuriosisce e stuzzica, mi vorrei trasformare in… Lilli Gruber, tornare laggiù e intervistare le donne e pure gli uomini per capire chi è la vittima e chi il carnefice (e se ce ne sono), se ognuno è intrappolato nel ruolo che il genere sessuale gli ha conferito o intrappolato nel tentativo di disfarsi di quel ruolo che forse non gli appartiene… oppure se a queste cose nemmeno ci pensa.

Catania, nostra seconda tappa, ci è piaciuta assai, nonostante il rocambolesco arrivo al buio nel traffico chiassoso che procedeva a spintoni, manco stessimo facendo la fila per gli ultimi filoni di pane prima della guerra!

Con un po’ di fortuna, si possono mangiare fantastici carciofi alla brace per colazione!

La Pescheria di Catania, antico mercato del pesce.

Tornerò in Sicilia, in estate però, per inzupparmi nel mare blu come una fetta biscottata nel tè… e poi mi farò mangiare dal sole!

SICILIA IN NUMERI:

  • 11 giorni di viaggio
  • 400 km pedalati
  • 7 tappe e mezzo
  • 15 ore di treno
  • 9 ore di nave
  • 2 attacchi di cani randagi (per un totale di 4 cani, 0 feriti)
  • 0 forature
  • 10 arancini + svariati fritti strabilianti
  • 0 bagni al mare (neanche i piedi!)
  • 0 uomini rimorchiati
  • 1.350 foto scattate (400 B/N Livia – 950 a colori Glenda)
  • 8 tisane “laxattiva” (Livia 8 – Glenda 0)
  • 0 bottiglie d’acqua acquistate
  • 2 visite guidate (Catania monastero dei benedettini e Modica)
  • 1 kg fra pistacchi e mandorle
  • 13 timelapse (video velocizzati, abbiamo scoperto una nuova passione in comune… e faremo presto un corso specifico, naturalmente!)
  • 0 cadute dalla bici (neanche un graffio)
  • 102 pagine di libro lette (Livia 100 – Glenda 2)
  • 7 Km contromano
  • 2 km sui marciapiedi
  • 5 paia d’occhiali utilizzati (Livia 3 – Glenda 2)
  • 5 paia di guanti trasportati (Livia 3 – Glenda 2)
  • 3 catene di sicurezza, non si sa mai (Livia 2 – Glenda 1)

Quale miglior conclusione di un pochino di stretching su un treno vuoto, che porta solo un’ora di ritardo perché il passaggio a livello è rimasto aperto e nessuno lo può chiudere?
Sono pur sempre osteopata e insegnante di Pilates, una che predica bene e razzola ancor meglio!


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