Francia n.4 :: Ultimo giorno di viaggio

Ultimo giorno di viaggio, che pensavo dovesse terminare una settimana fa a Lione e invece mi ha portato a Ginevra.
Seduta sul water del mio ospite lionese di Warmshower* scorgo una curiosa cartina appesa al muro, la VIA RHONA. Un percorso ciclabile (o su strade a bassa percorrenza) che segue il corso del fiume Rodano, partendo dalle alpi svizzere giunge nel mar Mediterraneo fra Marsiglia e Montpellier.

Nelle settimane precedenti avevo già incrociato la via Rhona senza saperlo quando, prima di arrivare in Ardèche, su una stradina brutta e triste, ho iniziato ad incontrare numerosi cicloviaggiatori e cicloviaggiatrici che andavano in senso contrario al mio.
Come spesso accade in Francia, la gente fa fatica a salutare… guardare negli occhi, aprire e chiudere le labbra, far schioccare la lingua all’interno della bocca, far vibrare le corde vocali, rappresentano uno sforzo tale per cui è decisamente meglio evitare e concentrarsi sulla guida. Un meccanico cenno del capo talvolta viene concesso e, se si è fortunati, anche un impercettibile movimento della mano.

Io cerco di salutare sempre tutti, soprattutto chi non ricambia, con dei goduriosi insulti e il sorriso stampato sul viso.
Uno di questi viaggiatori su due ruote cariche di bagagli buttati lì alla rinfusa, avanzava lemme lemme nella mia stessa direzione, io, con un’irrefrenabile voglia di rivincita, ho iniziato a pedalare come se stessi in dirittura d’arrivo al Tour de France, superandolo e bofonchiando qualcosa (un’ennesima parolaccia in italiano forbito, probabilmente) fino a perdere di vista lui, ma anche il percorso che stavo seguendo. Costretta a tornare indietro e a chiedergli informazioni, ho scoperto che era un argentino molto giovane e simpatico che, partito da Barcellona voleva arrivare in Svizzera percorrendo una sorta di via ciclabile europea (Eurovelo) numero 17.

Sono stati necessari svariati giorni e il mio arrivo a Lione per capire che si trattava della via Rhona.
A mio avviso queste piste ciclabili sono tendenzialmente noiose, piatte, protette, per pensionati insomma… però, sento che ho bisogno di infilarmi in questo percorso, per riposarmi un po’, nelle gambe e nella testa! 

Nelle due ultime settimane, da quando è partita la mia compagna di viaggio, ho trascorso molto tempo a scegliere strade e destinazioni, cambiando idea costantemente e chiedendo informazioni. Cercavo invano di aprirmi ai possibili segnali che l’universo (impietoso? caritatevole? empatico? sostenitore?) mi avrebbe, sicuramente, inviato per aiutarmi a costruire un itinerario sensato. Più sbarravo gli occhi, meno vedevo… più acuivo i miei sensi, meno percepivo… ero sola con le mie scelte e indecisioni.
Un tragitto prestabilito, dunque, avrebbe messo la mia mente a riposo e mi avrebbe sollevato dalla responsabilità di scegliere.

Quest’ultima tappa, fortunatamente, inizia con gradevoli sali e scendi, così da farmi sentire un po’ più viva e sudata. 
Mi ritrovo, improvvisamente, nel silenzio introspettivo dell’ultimo dell’anno, non nell’umore dei ferventi preparativi del veglione, ma in quell’atmosfera intima per cui si sta con se stessi e si tirano le somme sull’anno trascorso.

Ho la sensazione di galleggiare nei ricordi di questo viaggio, cerco di afferrarli per renderli più concreti e durevoli. E’ tutto realmente accaduto? Dove sono finite le esperienze, gli incontri, le emozioni, gli agenti atmosferici, il sudore, i paesaggi, i chilometri percorsi? L’impermanenza delle cose può essere straziante e seducente. Mi sento sospesa in uno spazio-tempo accogliente e allo stesso tempo spaventoso e vuoto.

Fortunatamente gli ultimi venti chilometri, dalla frontiera franco-svizzera fino a Ginevra, sono orribili nel paesaggio, nel traffico (nonostante la pista ciclabile protetta), nel vento contrario (il famoso Bise svizzero) e con imponenti lavori in corso, così metto da parte il passato (i ricordi) e riesco a calarmi di nuovo nel presente (che pare sia l’unica possibilità per vivere sereni) imprecando in tutte le lingue che conosco, compreso il grammelot.

Eccomi arrivata sul lago Lèman!

*Warmshower – letteralmente “doccia calda” – è una rete di ospitalità gratuita per chi viaggia in bicicletta. 

** Foto di copertina di Natacha Romanovsky

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