Dopo uno stimolante viaggio in Francia in bicicletta e l’arrivo a sorpresa in Svizzera nella cosmopolita Ginevra, dopo aver lasciato il lavoro e l’appartamento di Roma, dopo il lockdown di marzo 2020 e il coronavirus che si aggira ancora fra di noi, trascorro qualche giorno a Fiumicino, la mia città natale. Giusto il tempo di organizzare la nuova partenza (senza bici) e dedicare un po’ di tempo alle persone a cui voglio bene.

Sento di nuovo che Fiumicino (ma anche Roma) mi sta stretta come una camicia che quando l’abbottoni ti impedisce di respirare a pieni polmoni. È la stessa sensazione che provavo nel periodo in cui, subito dopo gli esami di maturità, sono partita per Londra senza un progetto preciso, ma solo con la voglia e la curiosità di esplorare e scoprire una nuova parte di mondo e di me stessa.
Questa volta parto per Bruxelles, chissà come sarà trascorrere qualche mese in una città dove ho vissuto oltre quindici anni fa, avverto forte e palpabile il mio entusiasmo per questa nuova avventura.
Quando sono a Fiumicino e ho bisogno di riflettere un po’, me ne vado al molo, al tramonto magari, così tutto sembra più bello!
Le reti dei pescatori ammucchiate sulla banchina non rappresentano più trappole senza pietà per poveri pesci innocenti e spensierati, ma cimeli del duro lavoro che svolgono gli uomini di mare con le rughe piene di salsedine e di vento.
La passerella non mi sembra più uno squallido ponte pedonale appuntito che spalanca con regolarità le sue fauci per far passare le barche, ma una piacevole salita da affrontare per trovarmi in vetta, al centro del canale in cui i miei genitori si facevano il bagno quando erano piccoli e, con un piede su un pezzo di ponte e l’altro piede sull’altra inseparabile metà, tutto mi sembra possibile.
I tre moli abbandonati che, quando Fiumicino era ambiziosa, servivano per lo “Scatto”, l’aliscafo che in un batter d’occhio ti conduceva in Sardegna e alle isole Pontine, non mi appaiono più come un segno di degrado bensì come una sorta di “archeologia industriale” che dona una nota underground a questa città a volte noiosamente spenta.
E i pescatori, seduti pazientemente sulle sponde del canale, che ho sempre giudicato quasi alla stregua di feroci serial killer, acquistano l’aspetto decisamente ascetico di personaggi zen che meditano in armonia con la natura che li circonda.

Anche il mare di Fiumicino genera in me una notevole pace interiore, fuori stagione però! Tanto di fare il bagno non se ne parla… quell’acqua in cui da piccola ho visto tante volte galleggiare pane, assorbenti, pezzi di plastica di vario genere e solette delle scarpe di tutte le misure, mi fa senso. Se penso poi che da un lato c’è il Tevere, dall’altro il canale artificiale dello stesso, e nel mare, non molto lontano dalla riva, si distinguono immobili e indiscrete, le piattaforme petrolifere… riesco solo a bagnarmi i piedi!
Fiumicino, che a metà degli anni ’90 è stata la culla del punk del litorale romano grazie a me e a due mie care amiche con cui condividevo questa passione per l’anarchia, il disordine, la ribellione, i capelli colorati, il veganismo, il punk rock, il femminismo, la solidarietà, ecc… mi vede ritornare ogni volta diversa eppure simile.
Simile a se stessa è, ad esempio, la mia confusa e scarna vita sentimentale nonostante i vari corsi online sull’argomento come “How to attract love into your life – Come attirare l’amore nella tua vita”, “Conscious relationships – relazioni consapevoli” e “Conscious dating – incontri consapevoli”, l’avvento di Tinder (celebre sito per incontri amorosi) e malgrado la mia faccia tosta con gli uomini.

Nel tentativo di fare il punto sulla mia situazione sentimentale, nonché di riappacificarmi con l’universo, che è un grande burlone, decido di consultare un vecchio oracolo impolverato che richiama la mia attenzione dalla libreria dei miei genitori che mi ospitano in questi giorni.
Seguo le istruzioni alla lettera:
- tengo il libro chiuso fra le mani – facile,
- faccio una domanda precisa – facilissimo, è una domanda che faccio a tutti da anni – “Come faccio a trovare un fidanzato prima di invecchiare?”,
- lascio scorrere le pagine fra le dita – facile, anche se ci sono delle pagine staccate e questo mi crea un leggero disagio,
- quando “sento” che è il momento giusto, apro il libro e trovo la mia risposta – relativamente facile, a volte ho dei dubbi sul mio “sentire il momento giusto”. Cerco di connettermi con la mia parte più intima e con l’universo, scopro che queste due parti combaciano, suppongo allora che questo sia il momento giusto, ma chi lo sa se è proprio così!
Impavida e speranzosa leggo:

Grazie oracolo, lo so da me che è importante, non vorrei sembrarti insolente, ma mi potresti dare un indizio più preciso, solo uno!?

Rischia! A me dici di rischiare?! Ho appena percorso 1.500 km in bicicletta in una nazione straniera durante il Covid, valicato montagne col caldo asfissiante, vento contrario e punture di api sulle braccia, attraversato fiumi in kayak, mangiato tutti i giorni del mio viaggio un “pain au chocolat” e una baguette con olive pur essendo ad “alto rischio celiachia”, imbarcato la bici sull’aereo che è stata la prova più dura e che un giorno ti racconterò… Tutto questo perché a Roma non trovo un fidanzato decente e quindi ho pensato che, forse, in Francia avrei avuto più fortuna.
No, questa risposta non mi soddisfa, ti prego, dai… solo un altro aiutino…

Ora posso! Grazie, questo è rincuorante, ho dei brividi di gioia, che bella notizia! Ma così, giusto per capire meglio… sì, lo so che posso, ma il punto è “come?”.

“Lo sai benissimo”, uffa sì, va bene la risposta è dentro di me… ma se fosse sbagliata? Io, comunque, non la trovo ed è per questo che ti chiedo un’ultima risposta. Solo una, per favore!

Certo, ti prometto che farò attenzione e osserverò cosa succede anche se già lo faccio per abitudine, ti dico che osservo con un’attenzione fintamente distratta tutti i maschi papabili che attraversano il mio campo visivo. Durante questo viaggio, ad esempio, troppi ne ho osservati di uomini interessanti in bicicletta, che procedevano in direzione opposta alla mia, e poi cosa succedeva!? …dopo qualche istante, dietro di lui, all’orizzonte, appariva una splendida femmina su due ruote.
Lo dicono anche le nonne, che di esperienza ne hanno, che i migliori sono già stati presi e in circolazione sono rimasti solamente quelli difettati. Io però mi dissocio da questa idea e rimango fiduciosa… ma tu che dici, oracolo, hanno ragione le vecchiette?

Perfetto siamo d’accordo, le nonne non c’hanno capito niente! Va bene, quindi, il fatto che io sia irrimediabilmente single non dipende dalla penuria di uomini sulla piazza del mercato?! Devo cercare la risposta altrove, ecco perché sono qui con te, mio caro oracolo ingiallito.

No, non aspetto… cioè io sono pronta posso lanciarmi ma con chi? E poi comunque sono di gusti difficili io, non credere che accetti chiunque, non sono così disperata. Negli ultimi anni c’è stato un uomo che mi piaceva molto, anzi ne ero proprio innamorata di brutto, ma non mi ha voluto, quindi ora lo lascio perdere e cerco altrove, faccio bene?

Sì, sono curiosissima io, quasi una ficcanaso, direi, e cerco di andare avanti, dritta per la mia strada che però mi sorprende spesso con repentine circonvoluzioni, gallerie talvolta buie, talvolta con luci che si accendono al mio passaggio come per magia, ripidi passi di montagna, rilassanti piste ciclabili, assolate falesie, eccitanti vie ferrate, traballanti funivie, scomode passerelle sui fiumi, ecc… e quindi, non so e mi capisci, ma a volte ho dei (legittimi) dubbi su quale sia questo AVANTI adatto a me. Mi servirebbe un altro segnale.

Mmmm aridanghete…. Va bene lo so benissimo, ma non me lo ricordo, tu sei qui per aiutarmi, no?!

Nooo ancora?! Mi si deve essere incagliato l’oracolo, come è possibile ricevere per ben due volte le stesse risposte che quindi in totale sono quattro. Questa non è valida, cerco di disincagliare il prezioso libretto e scelgo un’altra risposta.

Sii audace… oddio io, così maldestra e ingenuamente diretta, già immagino scene pietose in cui cerco di conquistare un uomo con una battuta talmente sarcastica che viene percepita come un insulto e lo faccio scappare, oppure mentre tento di bere elegantemente del buon vino (col mignolo all’insù), in un bel bar e inizio a tossire senza sosta perché mi strozzo come spesso accade, oppure, che so io… indosso il mio migliore (e unico) vestito per le grandi occasioni, come può essere una cena potenzialmente romantica, e mi impatacco alla prima forchettata nel tentativo di essere audace.
Sono comunque coraggiosa, dunque, accetto il rischio… sarò audace!
Un ultimissimo incoraggiamento, poi basta te lo prometto, non spremerò più le tue meningi.

Cosa? A me non importa realmente?! Forse a te, oracolo, non interessa la nostra felicità, mi hai preso in giro?! Avevo già sentito parlare dello spiccato senso dell’umorismo dell’universo e quindi degli oracoli, ma oggi mi sembra che tu abbia esagerato! Per me è un argomento molto delicato, sei un insensibile!
Con un gesto inconsulto, getto l’oracolo dalla finestra che finisce per colpire in testa un affascinante esemplare di sesso maschile che passava per caso di là e che, dopo essersi ricomposto e avermi insultato a dovere, attacca bottone e mi invita inaspettatamente a cenare insieme a lui.
Ma quando, adesso? Veramente sto preparando i bagagli per Bruxelles, parto fra qualche giorno e non so quando tornerò, non mi sembra una buona idea…
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