Ho avuto la bella idea di slogarmi la caviglia mentre andavo a prendere l’aliscafo, questo perché ho un senso dell’orientamento farlocco e quindi sono costretta a camminare con gli occhi incollati al navigatore che però non ti avverte se il marciapiede termina, se ci sono buche a terra o cacche di cane. Comunque ce l’ho fatta, sono arrivata a Stromboli, zoppicando, ma sono arrivata, senza bici però. Lei è rimasta nell’ostello al sesto piano, vicino al porto di Milazzo. Me la sono dovuta incollare per sei piani, a piedi. Prima i bagagli e poi lei. Quello è stato un atto eroico tanto quanto fare tutte le salite del Sicily Divide*, veramente! Le due uniche ospiti dell’ostello, due signore ultra sessantenni (anche loro come me all’ostello, bah!) mi hanno accolto con stupore misto a pietà e ammirazione.

La prima volta che sono venuta su questa insolita isola, circa quindici anni fa, affitto una canoa insieme ad un’amica per farne il giro completo. Dopo appena 300 metri di pagaiate, inizio a sentire che c’è qualcosa che non va. Mi sento strana, molto strana, tanto che indosso il giubbotto salvavita, non si sa mai, e mi getto, come una balena spiaggiata sulla prima roccia che trovo. Mi sento troppo strana non so se ce la faccio a proseguire, va bene dai riproviamo… La mia amica, Natacha, quella con cui dovrei partire in bici per quasi due mesi – ma forse ci ripenso! – col fiato sul collo comincia a inveire contro di me, l’ascolto moribonda. Pare che io non mi sforzi mai abbastanza per raggiungere un obbiettivo e ancora bla bla bla. Se non mi uccide il mal di mare, Natacha ci va vicino!
La seconda volta che metto piede a Stromboli prendo coraggio e mi prenoto per il trekking (uno dei miei primi trek) che porta ai crateri del vulcano. Rigorosamente con guida, partenza nel tardo pomeriggio per poter gioire delle esplosioni con il buio. Si affittano scarponcini, calzini, bastoncini e caschetto e su in fila indiana un passo dopo l’altro con un ritmo che mi sembrava leggermente sostenuto. A fatica ma seguo il gruppo, con molta fatica ma riesco comunque a tenere il passo. Certo però mi sento strana, molto strana… Sarà il caldo, bevo un po’ e mi sento ancora più strana tanto che nel cercare la guida gli svengo praticamente addosso. Umiliata e tramortita sono obbligata a tornare giù, solo io su un gruppo di oltre venti persone e solo io su tutti gli altri gruppi che quel giorno stavano andando su, ed erano tanti! Con l’ autostima sotto i piedi e la coda fra le gambe mi dedico quindi ad un aperitivo consolatore in piazza.

La terza volta che sono sbarcata qui ero già devastata ancor prima che la nave attraccasse, questioni di cuore rotto che pensavo il vulcano potesse riparare con il suo moto continuo e misterioso. E a modo suo lo ha fatto!
C’è stata anche una quarta volta qui ed è stata quella in cui ho avuto una forte dissenteria che mi ha costretta a passare quasi una settimana sulla sdraio in giardino. La vista sul vulcano però era magnifica! Non avevo la forza di fare niente. “Ti stai purificando – mi diceva la mia amica strombolana – il vulcano smuove tutto, vedrai che poi sarai una persona nuova”. Forse aveva ragione, ma quando sono diventata una persona nuova era giunto il momento di partire.
Sì sì certo, sono tornata altre volte a Stromboli, sono coraggiosa io! E il vulcano riserva sempre una sorpresa per me. Ad esempio l’estate scorsa, che dormivo nella depandance, ho dovuto tenere la luce accesa tutte le notti per scoraggiare le blatte che altrimenti mi sarebbero salite sul letto. E lo hanno fatto veramente, le ho beccate mentre passeggiavano allegramente sui miei piedi. Erano due e bruttissime. Poverine il fatto che siano brutte è effettivamente uno svantaggio, ad esempio non mi verrebbe mai in mente di uccidere un ragno!
C’è stata una volta in cui, per un pelo, non sono arrivata a Stromboli e forse è stato un bene! Quella volta la nave aveva il portellone rotto e siamo dovuti rimanere a Napoli. Ero con un uomo, un tizio appena conosciuto ma che mi piaceva tanto e che avevo a fatica convinto a passare il capodanno con me a Stromboli. Per fortuna non siamo riusciti a raggiungere le Eolie… Dopo quei giorni trascorsi assieme non mi ha più voluto vedere, chissà cosa sarebbe successo se fossimo riusciti ad arrivare qui! Non oso nemmeno immaginarlo, meglio così!

Un’estate ho costretto il mio ragazzo a venire con me e a portarsi il basso perché dovevamo lavorare ad una spettacolo di danza e musica, ma giunta a destinazione mi sono completamente sbracata e non ho più avuto voglia di lavorare. È il vulcano che smuove tutto, lavora per te, ma tu non puoi lavorare, non ce la fai!
C’è stato anche quel fantastico progetto di danza “The Traveling Capers” (I Capperi Viaggianti) che abbiamo organizzato con molta passione e professionalità invitando amici danzatori anche dall’estero per creare dei video di danza improvvisata in giro per l’isola. Esperienza memorabile, divertente e profonda ma i video poi si sono volatilizzati. Nessuno si ricorda più perché abbiamo ferocemente litigato con il videomaker che, giustamente, non ha portato a termine il suo lavoro!

E poi c’è stata l’esplosione. Poco meno di un anno fa all’alba, un botto assurdo ci sveglia di soprassalto. Era lui, anzi “Iddu”, come lo chiamano qui, che tirava fuori instancabilmente lapilli incadescenti che si spargevano qua e là creando dei piccoli, e per fortuna momentanei, incendi. Come in un film apocalittico, al rallentatore fuoriesce dal cratere un’ enorme nuvola bianca, di un candido innocente che lentissimamente si propaga e una immensa colonna di sabbia nera che si dirige, sempre alla moviola, verso il mare. È stato uno spettacolo maestoso, la potenza della natura che si manifesta senza preavviso offrendoci bellezza e terrore.

Stromboli possiede un sistema curativo-depurativo-rigenerativo tutto suo, gratuito e collaudato, che consta di tre tecniche diverse che consiglio dimettere in pratica nel seguente ordine.
1. Per ottenere un servizio di pulizia interna completa, bisogna sdraiarsi ad ascoltare il rumore del mare. Le onde sciacquano e risciacquano le pareti interne del corpo. In quel momento ci si trasforma in un contenitore vuoto, a forma umana, che viene pulito dall’interno con qualcosa simile alla pompa per l’autolavaggio.
2. Per la detersione e la cura delle viscere, invece, serve “iddu” il vulcano. In questo caso si può assumere una qualsiasi posizione comoda per connettersi mentalmente con quello che c’è dentro di lui. Quel suo magma gira e si rigira negli organi interni, con temperature consone ai bisogni umani, e sistema quello che c’è da sistemare. Non è che si capisca come e dove agisca, ma agisce bene e le cose poi si sistemano.
3. Infine, dopo le spossanti tecniche del punto 1 e 2, occorre ricaricarsi. Facilissimo! Si consiglia una posizione che preveda il massimo contatto con il pavimento, la terra o la sabbia. Io prediligo la posizione supina. Si chiudono gli occhi, ci si connette con i punti di contatto a terra immaginando che da questi nascano delle radici profonde, sempre più profonde. Ecco fatto… da queste radici si può iniziare a succhiare l’energia e la forza dell’isola. Si sconsiglia di farlo con avidità, si consiglia invece di adottare un’ottica di gratitudine e scambio del tipo: “Grazie isola per il nutrimento che mi stai offrendo, lo elaboro e te lo restiuisco”. In sintesi è una buona pratica immaginare di essere un filtro, un canale o qualcosa del genere e non un ladro di vibrazioni positive o un approfittatore new age.
Stromboli è l’isola che fa per me! Non ci sono automobili, non c’è illuminazione notturna pubblica… certo però non si trovano né tofu né seitan, vabbè chissà se Tinder funziona qui!? Ora non ho tempo ma se torno in autunno per fermarmi un po’ più a lungo installo subito l’applicazione… Stromboli mi porta fortuna!
Ecco queste sono le mie esperienze qui, ai piedi di questo vulcano, ah… quella delle meduse l’ho raccontata? Niente, ordinaria amministrazione, la medusa che ti si struscia addosso mentre fai il bagno, esci dall’acqua gridando dal bruciore e chiedendo a qualcuno di farti la pipì lì dove la medusa ti ha irritato, tutti che ti offrono pomate ma tu che sei di sani principi bio-naturali vuoi solo la pipì… E alla fine devi fare contorsioni per pisciarti sul punto fatidico perchè tutti si vergognano a farlo. Mai che lo abbiano chiesto a me! Io ci avrei provato, così, per curiosità.



Insomma un’isola paradisiaca dove sento il bisogno di tornare spesso per rigenerarmi e trovare la mia pace interiore.
* Il Sicily Divide è un percorso in bici che attraversa la Sicilia da Trapani a Catania passando per la dorsale sicula.

P. S. Un ringraziamento speciale va alla mia carissima amica Vera che non si è ancora stancata di ospitarmi e il cui supporto è fondamentale per riuscire a fronteggiare e apprezzare questo rimuginare vulcanico.
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